giovedì 13 febbraio 2014

Frankenstein

Per le classi Terze

                                            Frankenstein
Durante gli ultimi anni del XVIII secolo in Inghilterra si sviluppò un nuovo genere di romanzo: il “romanzo gotico”. Il termine gotico è usato ad indicare un gusto per l’orrido ed il tenebroso, Seguendo questa tendenza generale molti scrittori svilupparono il tema della mostruosità, del doppio e altri temi che in generale sottolineano la diversità fisica dei personaggi del romanzo.
Tutti questi aspetti sono sviluppati nel libro di Mary Shelley (1797 - 1851) “Frankenstein”.
Frankenstein è un giovane scienziato ginevrino, che, spinto dall’ardore della ricerca scientifica, trova il modo di creare la vita. Dopo un’intensa attività di studi e ricerche sull’origine della vita, comincia prelevare pezzi di cadaveri e così riesce ad animare una creatura, mostruosa d’aspetto, ma incline al bene. Dopo la creazione il dottore lo rifiuta. Così il mostro scappa e trova rifugio in un villaggio dove aiuta una famiglia povera. Ma quando la famiglia scopre la sua vera identità, lo rifiuta. Tuttavia respinto per il suo aspetto dagli uomini, il mostro, per vendicarsi della propria forzata solitudine, compie una serie di atrocità che si concludono con l’uccisione del suo creatore. In questo senso “Frankenstein” affronta il problema della relazione tra creatore e la sua creatura, fra bene e male, fra positivo e negativo, tra normalità e degenerazione; lo scienziato respinge la creatura che ha generato, così il mostro si trasforma in un’atroce distruttore che si dedica all’annientamento della famiglia perfetta del suo creatore: se la famiglia non lo vuole, allora egli la elimina.
Egli sente il desiderio di una vita normale segnata dai sentimenti, infatti egli vuole avere una famiglia che lo risollevi dalla sofferenza.
Così egli non accetta la sua vita solitaria , alla quale egli è obbligato a causa del suo aspetto.
Il mostro si rifugia in una capanna e da lì osserva la vita tranquilla e felice di una famiglia. Di fronte alla scena di una vita comune, povera ma felice, egli sente sensazioni belle e allo stesso tempo strane che non aveva mai provato prima; “romanticamente” egli vuole appartenere ad una comunità. Ma per poter realizzare questo progetto, egli deve affrontare e superare i pregiudizi della gente; infatti la gente non vede quello che lui realmente è, ma lo giudicano per la sua apparenza, sacrificando i suoi sentimenti e la sua interiorità.
Il pregiudizio oscura i loro occhi, così essi vedono soltanto il mostro orribile e non un sincero e dolce uomo, bisognoso di amicizia.
Per questa ragione, Frankenstein non si mostra direttamente alla famiglia ma si nasconde dietro le sue buone azioni. Consapevole dell’influenza del suo aspetto, si presenta ad un cieco: infatti soltanto un uomo che non può vedere il suo aspetto orribile, lo può accettare per la sua sensibilità.
Solo l’uomo cieco lo accoglie benevolmente mentre tutta la famiglia lo rifiuta, giudicandolo per la sua mostruosità fisica.
Con questo ultimo rifiuto nasce, dentro lui, una mostruosità interiore che lo indirizza a commettere azioni violente contro quelle persone che lo rifiutano perché è differente da loro.
La prima vittima della sua vendetta è il fratello del dottor Frankenstein, poi uccide anche il suo amico e sua moglie. Infatti eli scegli di colpire la dimensione sentimentale del dottore, per condannarlo allo stesso suo destino , privo di affetti e di umana comprensione.
Così la società trasforma un essere umano dall’istinto benevolo, ma dall’aspetto terrificante, in una creatura malvagia. Situazioni simili si sono sempre verificate in tutti i secoli e in tutte le culture.

Nel nostro secolo infatti i peggiori e più terribili crimini, contro l’umanità, sono rappresentati dall’Olocausto, basato su una discriminazione fisica e razziale..
Anche Mary Shelley sviluppa il tema romantico dei limiti della scienza, un problema ancora oggi discusso; infatti la scienza tenta di andare oltre i limiti della conoscenza umana e spesso può precipitare nell’orrore; in tal modo Frankenstein è diventato uno stereotipo che continua a proiettarsi ancora oggi: non più solo l’invenzione e la creazione di una giovane scrittrice, ma anche una figura dell’immaginario collettivo. Da allora in tutti i laboratori c’è la paura di creare un nuovo Frankenstein.
Nel libro la scienza trasgressiva, che viola i limiti segnati per la conoscenza umana, si configura come colpa o peccato dell’essere umano che tenta di oltrepassare l’esperienza. Il dottore, trascinato dal suo folle orgoglio scientifico, sfida Dio, e si sostituisce a Lui nella creazione della vita.
Questa visione negativa della scienza si spiega se collocata in un’età in cui le scoperte scientifiche avevano creato il “mostro” dell’industrialismo e della macchina che distruggeva tutto un mondo del passato, generando smarrimento, miseria e sofferenza. La Rivoluzione Industriale è uno dei grandi temi della letteratura di questo periodo; il mostro di Frankenstein può essere visto perciò come metafora di questo mostro, che sfugge di mano all’uomo suo creatore per poi distruggerlo. La creazione di Mary Shelley può essere interpretato come metafora della classe operaia, creata dall’industrialismo, come una parte della società sfruttata e rifiutata.
Questa paura della scienza, che può creare mostri, percorre tutto l’Ottocento, ed è ben viva ancor oggi, in un’epoca di enorme sviluppo tecnologico. Infatti molti fumetti e romanzi del genere fantascientifico si fondano sull’Horror ed hanno le loro lontane radici nel romanzo gotico.
Nella storia il mostro appare come il riflesso del male che è nello scienziato stesso, dei suoi impulsi inconsciamente distruttivi verso le persone care. Infatti il mostro causa la morte del fratello, della moglie, del padre e anche la sua. Il dottore è ossessionato dal rimorso per tutto ciò, ed asserisce di essere lui il vero responsabile. Il mostro in altri termini può essere considerato il suo “doppio”.